jueves, 13 de enero de 2011

Movilización Internacional

Movilización en repudio al asesinato a Susana Chávez


En repudio al asesinato a Susana Chávez

SABADO 15/ENERO 12 Hrs.

Movilización del Ángel de la Independencia al Hemiciclo a Juárez

STOP FEMMINICIDIO: assassinata Susana Chávez

Comunicato Udi Nazionale

STOP FEMMINICIDIO: assassinata Susana Chávez

l'Italia condanni.

A un mese di distanza dall'assassinio della difensora dei diritti umani Marisela Escobado, un altro femminicidio ha insanguinato la citta di Juarez : il brutale omicidio della poeta e attivista Susana Chávez, ideatrice negli anni '90 del progetto “Ni una muerta más”, in difesa delle donne di Ciudad Júarez.

Il femminicidio di Susana Chávez, il primo dell'inizio dell'anno si aggiunge ai 466 omicidi di donne del 2010, in questa città di confine che è stata definita la regione più violenta con il 69% della totalità degli omicidi di donne registrati nello Stato di Chihuahua.

Lo stesso giorno dell'uccisione dell'attivista e poeta Chávez, alcuni parlamentari messicani hanno votato contro la realizzazione di un'indagine formale contro le autorità dello Stato messicano per i 900 femminicidi avvenuti negli ultimi cinque anni.

A conferma di ciò che da anni le attiviste e gli attivisti delle organizzazioni civili denunciano: politica fallimentare dello Stato del Messico nel perseguire e punire i responsabili dei femminicidi e della sparizione delle donne di Juarez.

L’UDI - Unione Donne in Italia esprime solidarietà a tutti i familiari delle vittime, delle donne e ragazze "sparite per forza" e tutto il nostro sdegno per questo ennesimo atto nella guerra nascosta chiamata “femminicidio” dove l’unico soggetto in guerra portatore di morte è il genere maschile.

Chiediamo che lo Stato messicano adempia agli obblighi derivanti dalla sentenza di condanna della Corte Interamericana per i Diritti Umani (femminicidi di “Campo Aldonegro) per essersi reso responsabile per "la violazione del diritto alla vita, all’integrità personale e alla libertà personale nei confronti delle vittime di femminicidio".

Chiediamo che lo Stato italiano nella persona del Ministro degli Esteri Frattini, condanni pubblicamente il femminicidio e la tratta a Ciudad Juarez. Lo stesso ministro che si dice convinto dell'utilità della presenza dei soldati italiani in Afghanistan per aiutare le donne di quel paese a liberarsi dal giogo dell'oppressione talebana, che ha denunciato più volte la discriminazione di genere, gli stupri e le acidificazioni che patiscono le donne afghane a causa di un regime opprimente e maschilista, dovrebbe sentire il dovere di spendere anche nel caso del femminicidio messicano, parole pubbliche di sdegno e di condanna nei confronti dello Stato messicano, il quale ha dimostrato con la sua negligenza, le sue carenti indagini, le inadempienze, e la crescente impunità di essere uno Stato che "odia le donne".


Chiediamo che le Parlamentari italiane, incluse quelle che siedono in Europa, si pronuncino su tutto questo, perché è un dovere civile e politico farlo, perché il femminicidio non ha confini, perché i diritti umani “non sono affare interno di ogni Stato” come purtroppo sentiamo dire anche all’Onu, dove stanno per prevalere posizioni di opportunismo economico e politico sulla pelle delle donne, delle bambine e dei bambini e di quanti finora, ovunque nel mondo, restano soggetti inascoltati e senza diritti.


UDI - Unione Donne in Italia
Sede nazionale Archivio centrale
Via dell’Arco di Parma 15 - 00186 Roma
Tel 06 6865884 Fax 06 68807103

¿Hasta cuándo la negación y el cinismo?

Resulta indignante que el líder del Congreso local de Chihuahua repita acusaciones antiguas contra las ONG que en Ciudad Juárez se manifiestan públicamente para exigir justicia. El diputado Serrano Escobar no sólo acusa de lucrar” a quienes llevan veladoras ante el Palacio de Gobierno en memoria de Marisela Escobedo, para colmo las manda a “rezar” a catedral y sugiere que ofrezcan recompensas para contribuir a la detención de delincuentes. Cabe recordarle a este supuesto representante de la ciudadanía que exigir justicia en la calle no es lucrar; que esas acusaciones contra las ONG de derechos humanos y de las mujeres ya han caído por su propio peso; que si él quiere rezar es su opción personal, pero que la ciudadanía tiene derecho a exigir justicia en esta tierra y no ha de esperar la del cielo. Si las madres de Plaza de Mayo se hubieran ido a rezar a la catedral en Argentina de nada les habría servido.

Mejor sería que el diputado se preocupara por el clima de violencia imperante en su ciudad y se indignara por lo que nos indigna a quienes queremos vivir en un país justo: el asesinato de Marisela Escobedo al que se suma el de la activista y poeta Susana Chávez, arteramente asesinada la semana pasada. Retomando sus palabras: no queremos “ni una muerta más”. Por eso tenemos que seguir saliendo a la calle a exigir justicia. Para que las autoridades actúen y se acabe la impunidad.

Lucía Melgar